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Com’è nata la Danza di Forme
Da anni ho preso l’abitudine di scrivere le coreografie su di un quaderno, se-
gnando i posti dei danzatori e i vari disegni che prendono vita sul palcoscenico
attraverso lo spostamento dei ballerini nello spazio. Ma in un venerdì di febbraio
del 2018 si è accesa in me una consapevolezza ulteriore. Mi trovavo in uno dei
consueti incontri di classe alla Scuola Steineriana di mia figlia in cui l’insegnante
ci rende partecipi del percorso di studi dei nostri figli, facendo rivivere a noi ge-
nitori l’esperienza del banco di scuola.
Arrivati in funivia al Colle di Bolzano entriamo nella “nostra” scuola (un vecchio
maso ristrutturato) con vista panoramica sullo splendido Renon. Dopo il rituale
dell’accensione della candela, a far luce nella mia mente è stato l’esercizio di
Disegno di Forme che ci ha fatto fare la maestra.
Seduta nel banco di mia figlia Rebecca, prendo da sotto il banco uno dei suoi
matitoni e mi appresto a riprodurre il disegno che la maestra aveva magistral-
mente eseguito a mano libera sulla lavagna.
Mentre facevo del mio meglio e cercavo di destreggiarmi tra punti, linee, curve
ecc. pensavo: “Ma questo assomiglia alle linee di locomozione di alcuni passi di
danza, potrebbe essere una coreografia!” Poi, pensandoci bene, ho realizzato
che sarebbe stato alquanto complicato e difficile realizzare una coreografia con
quel percorso.